[:it]

CatturaLogo

La diaspora scientifica come risorsa

  • PRAT bando 2012
  • CPDA 122892
  • Macroarea 3 – Scienze umane e sociali
  • Area 16 – Scienze Politiche e Sociali (CUN 14)

La ricerca è stata pubblicata!

Saint-Blancat C. (ed), Ricercare altrove. Fuga dei cervelli, circolazione dei talenti, opportunità, Il Mulino, Bologna (ISBN: 9788815267535).

Che cos’è

“La diaspora scientifica come risorsa” è il titolo di una ricerca finanziata dall’Università degli studi di Padova sulle esperienze degli scienziati italiani che lavorano all’estero. Molti dati recenti indicano che esiste un flusso di scienziati italiani in uscita, che non sono né facili né numerosi i ritorni nella madrepatria e che, diversamente da altri paesi, l’Italia non può contare su flussi di scienziati stranieri in entrata. _reteIl progetto, tuttavia, intende rovesciare la classica prospettiva “brain drain / brain gain” per verificare se è possibile oggi leggere il fenomeno della disseminazione di ricercatori al di fuori delle strutture scientifiche nazionali come una risorsa piuttosto che come una perdita.Le diaspore scientifiche possono, infatti, costituire una fonte insostituibile di costruzione di networking cooperativo tra soggetti della ricerca, di messa in rete dell’informazione e di trasferimento di sapere scientifico, in particolare nei settori di ricerca più innovativi e di punta. Attraverso strumenti di indagine sociale, questa ricerca intende raccogliere le opinioni di chi vive in prima persona il fare scienza all’estero e approfondire le conoscenze sia sui fattori legati alla carriera, alla produttività e al riconoscimento scientifico che su altre dimensioni legate alla sfera personale, affettiva, familiare ed emotiva.

Chi la conduce

Il gruppo di ricerca è formato da:

  • Chantal Saint-Blancat (responsabile, sociologa, Università di Padova)
  • Stefano Boffo (sociologo, Università di Napoli “Federico II”)
  • Salvatore La Mendola  (sociologo, Università di Padova)
  • Stefano Sbalchiero (sociologo, Università di Padova)
  • Arjuna Tuzzi (statistica sociale, Università di Padova)

_gruppoLeggi i CV del gruppo

Obiettivi

Una prima serie di interviste dialogiche in profondità a scienziati italiani delle HS (hard sciences), che si trovano all’estero e occupano posizioni rilevanti in centri di ricerca europei di prestigio internazionale, intende analizzare le esperienze individuali attraverso:

  1. la ricostruzione delle biografie, dei percorsi migratori, delle carriere e delle motivazioni alla base della mobilità degli scienziati;
  2. l’analisi delle strategie di networking attivate per la collaborazione scientifica europea e internazionale e dei criteri alla base della scelta degli interlocutori nelle partnership di ricerca;
  3. l’identificazione delle condizioni che favorirebbero il mantenimento (o la creazione) di legami di collaborazione scientifica stabile con l’Italia.

_intervista2I risultati delle prime fasi della ricerca e la mappatura sistematica dei contenuti delle interviste costituiscono la base di conoscenze per una seconda serie di interviste con questionario strutturato che costituiscono l’indagine “SE ESCO – Scienziati espatriati: Esperienze Suggerimenti caratteristiche Opinioni”. Le domande del questionario sono state realizzate a partire dalle risposte raccolte con le interviste in profondità e, quindi, raccolgono le opinioni di un campione molto più vasto su una serie di argomenti chiave emersi durante la prima fase della ricerca.

Finalità

Muovendo dai risultati delle prime fasi della ricerca, le indicazioni offerte dagli scienziati su criteri, vincoli e condizioni necessari alla costruzione di buone reti di collaborazione con università e centri di ricerca italiani verranno tradotti in proposte a carattere operativo da condividere con l’Università di Padova, con altri Atenei italiani e con il Governo. La ricerca intende arrivare alla formulazione di proposte a carattere operativo che possano formare la base di una politica per la valorizzazione degli scienziati italiani che lavorano all’estero e, più in generale, per il miglioramento del sistema paese.

Strumenti di ricerca

Prima fase: le interviste

La scelta di interviste dialogiche (in profondità) per la prima fase della ricerca è dettata dall’esigenza di raccogliere narrazioni e punti di vista di chi ha vissuto in prima persona un’esperienza significativa. Sebbene guidate da una traccia di domande, durante le interviste sono gli intervistati a proporre le loro chiavi interpretative e le proprie categorie concettuali per ricostruire il proprio percorso. _viaggio

  • Nel periodo compreso tra novembre 2013 e novembre 2014 sono state raccolte 83 interviste in profondità, nella maggior parte dei casi recandoci personalmente nei Paesi europei e incontrando gli scienziati italiani che hanno accettato di partecipare alla ricerca.
  • I nominativi sono stati raccolti, inizialmente, attraverso lo spoglio delle liste del personale accademico nei principali centri di ricerca Europei, un lavoro lungo e faticoso che ci ha però regalato il piacere di incontrare persone fantastiche che molto hanno da dire e molto possono fare per l’Italia!
  • Incontrati i primi scienziati, abbiamo continuato a raccogliere nuovi nominativi procedendo a snow-ball, cioè sfruttando la rete di conoscenze degli intervistati. Abbiamo raggiunto l’obiettivo di almeno 10 interviste per Paese.

_facciaafaccia Le interviste sono state fatte tutte faccia-a-faccia dalla responsabile Chantal Saint-Blancat e da Stefano Sbalchiero, assegnista di ricerca. imagesAlla fine del primo anno, dopo 8 viaggi in 6 diversi Paesi coinvolti in questa fase della ricerca (figura 1), abbiamo registrato 160 ore di interviste audio, per un totale di oltre 1.500 cartelle di sbobinature: una fonte preziosa di informazioni, che ci ha permesso di accedere alla seconda fase del progetto con una solida conoscenza del fenomeno indagato.   

 

 

Cattura1

Figura 1. Distribuzione percentuale delle interviste effettuate per Paese

Sono stati chiamati a partecipare alla ricerca solo scienziati italiani delle hard-sciences (figura 2), che attualmente lavorano all’estero. La scelta delle HS è giustificata dal fatto che vengono presi in considerazione settori scientifico-disciplinari conosciuti per la loro consolidata tendenza alla mobilità scientifica internazionale (fisica, matematica, ingegneria).

Cattura2

Figura 2. Distribuzione percentuale delle interviste effettuate per disciplina scientifica

Come era abbastanza naturale attendersi, nella distribuzione per genere delle interviste effettuate (figura 3) si osserva una netta prevalenza di uomini.

 Cattura3

Figura 3. Distribuzione percentuale delle interviste effettuate per genere dell’intervistato

Seconda fase: la survey

La scelta di una seconda indagine su vasta scala che utilizza come strumento di rilevazione un questionario strutturato con modalità di compilazione via web (CAWI – Computer Aided Web Interviewing) è dettata dall’esigenza di ampliare il più possibile il campione di scienziati coinvolti nell’indagine che, per le ovvie limitazioni in termini di tempo e risorse della ricerca, non possono essere raggiunti tutti per un’intervista faccia a faccia. Dall’incrocio di diverse fonti informative, abbiamo creato una mappa degli scienziati italiani in Europa delle HS (fisica, matematica e ingegneria, figura 5) e, attraverso contatti via email, tra novembre 2014 e luglio 2015 abbiamo invitato tutti gli scienziati a partecipare alla ricerca. Il tasso di risposta ha raggiunto il 25%, quindi, uno scienziato su quattro ha scelto di partecipare alla nostra indagine. Questo rappresenta un ottimo risultato, in quanto il tasso di risposta a questionari somministrati online raramente supera il 15%. I nostri 588 partecipanti si trovano soprattutto in Gran Bretagna, Francia, Germania, ma anche in Svizzera, Olanda e nei Paesi nordici (figura 4).  La percentuale di donne è del 27% (figura 6).   datisurvey1

Figura 4. Distribuzione percentuale dei questionari per Paese

datisurvey2

Figura 5. Distribuzione percentuale dei questionari per disciplina scientifica 

datisurvey4

Figura 6. Distribuzione percentuale dei questionari per genere

 

Per quanto riguarda la posizione accademica (figura 7), più di uno scienziato su tre risulta incardinato come full o associate professor e un terzo è rappresentato da ricercatori e assistant professor. La metà ha un contratto a tempo indeterminato (figura 8).

 datisurvey3

Figura 7. Distribuzione percentuale dei questionari per posizione

datisurvey5

Figura 8. Distribuzione percentuale dei questionari per tipo di contratto

La totalità degli intervistati ha studiato in Italia. Alla domanda “Ha mai lavorato in Italia?” (figura 9) il 44% degli scienziati ha risposto affermativamente, quindi, abbiamo a disposizione le opinioni di un folto gruppo di persone che sa confrontare le condizioni di lavoro in Italia con quelle di altri paesi europei e fornire informazioni di grande interesse per la ricerca.

Rispetto alla possibilità di un eventuale rientro in Italia (figua 10), solo il 3% degli scienziati è sicuro di ritornare e il 39% ha lasciato una porta aperta, ma il 58% ritiene che non tornerà più. D’altro canto, gli intervistati sostengono di non essere “scappati” dall’Italia ma di aver colto le opportunità per inseguire i propri sogni e di aver trovato in altri Paesi i contesti più idonei per realizzarli…

datisurvey6

Figura 9. Risposta alla domanda “Ha mai lavorato in Italia?”

datisurvey7

Figura 10. Risposta alla domanda “Lei pensa alla possibilità di tornare a lavorare in Italia?”

Abbiamo chiesto ai nostri scienziati di esprimere con un voto da 1 a 10 quanto sarebbe importante per loro rappresentare una risorsa per l’Italia, quanto si sentono una risorsa per l’Italia e quanto pensano che l’Italia veda in loro una risorsa (figura 11).

  • Per gli scienziati intervistati sarebbe molto importante diventare una risorsa per l’Italia: il 75% ha dato un punteggio di almeno 7/10 all’importanza di rappresentare una risorsa per il proprio paese.
  • Purtroppo, gli scienziati intervistati non si sentono una risorsa per l’Italia: il 50% dà un voto inferiore a 6/10 all’idea di rappresentare attualmente una potenziale risorsa per il proprio paese.
  • E, desolatamente, gli scienziati non credono che l’Italia li consideri una risorsa: il 75% dà un voto inferiore a 4/10 all’idea che il paese veda nei propri scienziati italiani all’estero un’opportunità di crescita e sviluppo.

datisurvey8

Figura 11. Risposta con voto da 1 a 10 alle domande “sarebbe importante per lei rappresentare una risorsa per l’Italia?”, “lei si sente una risorsa per l’Italia?” e “l’Italia vede in lei una risorsa?”

I dati raccolti dalla ricerca fanno emergere la volontà degli scienziati di far conoscere la propria esperienza e rendersi visibili. Le risposte alle domande del questionario e dell’intervista mostrano la grande ricchezza delle loro esperienze: gli scienziati italiani all’estero hanno molto da dire e molto da dare ma, prima di tutto, sono tanti e vogliono essere ascoltati.

Trattamento dei dati personali

  • Il gruppo di ricerca si impegna a rispettare l’anonimato e a rispettare il segreto statistico: i dati raccolti in occasione delle interviste e attraverso il questionario online durante la survey sono utilizzati esclusivamente dal gruppo e per sole finalità di ricerca scientifica.
  • La direttrice della ricerca è responsabile del trattamento dei dati personali ed è possibile rivolgersi alla prof.ssa Saint-Blancat anche per ricevere ulteriori informazioni: chantal.saint-blancat@unipd.it

L’indagine online si è conclusa!

S_questionarioe sei uno scienziato italiano che lavora all’estero e desideri comunque contribuire alla ricerca_regalo

  • scrivi al dott. Stefano Sbalchiero (stefano.sbalchiero@unipd.it);
  • manda un tuo CV;
  • segnala nominativi di altri scienziati italiani che si trovano all’estero e vogliono partecipare.
  • Te se saremo molto grati!

Immagine

 

La ricerca è stata pubblicata!

Saint-Blancat C. (ed), Ricercare altrove. Fuga dei cervelli, circolazione dei talenti, opportunità, Il Mulino, Bologna (ISBN: 9788815267535).

 [:en]

CatturaLogo

La diaspora scientifica come risorsa

  • PRAT bando 2012
  • CPDA 122892
  • Macroarea 3 – Scienze umane e sociali
  • Area 16 – Scienze Politiche e Sociali (CUN 14)

Che cos’è

“La diaspora scientifica come risorsa” è il titolo di una ricerca finanziata dall’Università degli studi di Padova sulle esperienze degli scienziati italiani che lavorano all’estero. Molti dati recenti indicano che esiste un flusso di scienziati italiani in uscita, che non sono né facili né numerosi i ritorni nella madrepatria e che, diversamente da altri paesi, l’Italia non può contare su flussi di scienziati stranieri in entrata. _reteIl progetto, tuttavia, intende rovesciare la classica prospettiva “brain drain / brain gain” per verificare se è possibile oggi leggere il fenomeno della disseminazione di ricercatori al di fuori delle strutture scientifiche nazionali come una risorsa piuttosto che come una perdita.Le diaspore scientifiche possono, infatti, costituire una fonte insostituibile di costruzione di networking cooperativo tra soggetti della ricerca, di messa in rete dell’informazione e di trasferimento di sapere scientifico, in particolare nei settori di ricerca più innovativi e di punta. Attraverso strumenti di indagine sociale, questa ricerca intende raccogliere le opinioni di chi vive in prima persona il fare scienza all’estero e approfondire le conoscenze sia sui fattori legati alla carriera, alla produttività e al riconoscimento scientifico che su altre dimensioni legate alla sfera personale, affettiva, familiare ed emotiva.

Chi la conduce

Il gruppo di ricerca è formato da:

  • Chantal Saint-Blancat (responsabile, sociologa, Università di Padova)
  • Stefano Boffo (sociologo, Università di Napoli “Federico II”)
  • Salvatore La Mendola  (sociologo, Università di Padova)
  • Stefano Sbalchiero (sociologo, Università di Padova)
  • Arjuna Tuzzi (statistica sociale, Università di Padova)

_gruppoLeggi i CV del gruppo

Obiettivi

Una prima serie di interviste dialogiche in profondità a scienziati italiani delle HS (hard sciences), che si trovano all’estero e occupano posizioni rilevanti in centri di ricerca europei di prestigio internazionale, intende analizzare le esperienze individuali attraverso:

  1. la ricostruzione delle biografie, dei percorsi migratori, delle carriere e delle motivazioni alla base della mobilità degli scienziati;
  2. l’analisi delle strategie di networking attivate per la collaborazione scientifica europea e internazionale e dei criteri alla base della scelta degli interlocutori nelle partnership di ricerca;
  3. l’identificazione delle condizioni che favorirebbero il mantenimento (o la creazione) di legami di collaborazione scientifica stabile con l’Italia.

_intervista2I risultati delle prime fasi della ricerca e la mappatura sistematica dei contenuti delle interviste costituiscono la base di conoscenze per una seconda serie di interviste con questionario strutturato che costituiscono l’indagine “SE ESCO – Scienziati espatriati: Esperienze Suggerimenti caratteristiche Opinioni”. Le domande del questionario sono state realizzate a partire dalle risposte raccolte con le interviste in profondità e, quindi, raccolgono le opinioni di un campione molto più vasto su una serie di argomenti chiave emersi durante la prima fase della ricerca.

Finalità

Muovendo dai risultati delle prime fasi della ricerca, le indicazioni offerte dagli scienziati su criteri, vincoli e condizioni necessari alla costruzione di buone reti di collaborazione con università e centri di ricerca italiani verranno tradotti in proposte a carattere operativo da condividere con l’Università di Padova, con altri Atenei italiani e con il Governo. La ricerca intende arrivare alla formulazione di proposte a carattere operativo che possano formare la base di una politica per la valorizzazione degli scienziati italiani che lavorano all’estero e, più in generale, per il miglioramento del sistema paese.

Strumenti di ricerca

Prima fase: le interviste

La scelta di interviste dialogiche (in profondità) per la prima fase della ricerca è dettata dall’esigenza di raccogliere narrazioni e punti di vista di chi ha vissuto in prima persona un’esperienza significativa. Sebbene guidate da una traccia di domande, durante le interviste sono gli intervistati a proporre le loro chiavi interpretative e le proprie categorie concettuali per ricostruire il proprio percorso. _viaggio

  • Nel periodo compreso tra novembre 2013 e novembre 2014 sono state raccolte 83 interviste in profondità, nella maggior parte dei casi recandoci personalmente nei Paesi europei e incontrando gli scienziati italiani che hanno accettato di partecipare alla ricerca.
  • I nominativi sono stati raccolti, inizialmente, attraverso lo spoglio delle liste del personale accademico nei principali centri di ricerca Europei, un lavoro lungo e faticoso che ci ha però regalato il piacere di incontrare persone fantastiche che molto hanno da dire e molto possono fare per l’Italia!
  • Incontrati i primi scienziati, abbiamo continuato a raccogliere nuovi nominativi procedendo a snow-ball, cioè sfruttando la rete di conoscenze degli intervistati. Abbiamo raggiunto l’obiettivo di almeno 10 interviste per Paese.

_facciaafaccia Le interviste sono state fatte tutte faccia-a-faccia dalla responsabile Chantal Saint-Blancat e da Stefano Sbalchiero, assegnista di ricerca. imagesAlla fine del primo anno, dopo 8 viaggi in 6 diversi Paesi coinvolti in questa fase della ricerca (figura 1), abbiamo registrato 160 ore di interviste audio, per un totale di oltre 1.500 cartelle di sbobinature: una fonte preziosa di informazioni, che ci ha permesso di accedere alla seconda fase del progetto con una solida conoscenza del fenomeno indagato.   

 

 

Cattura1

Figura 1. Distribuzione percentuale delle interviste effettuate per Paese

Sono stati chiamati a partecipare alla ricerca solo scienziati italiani delle hard-sciences (figura 2), che attualmente lavorano all’estero. La scelta delle HS è giustificata dal fatto che vengono presi in considerazione settori scientifico-disciplinari conosciuti per la loro consolidata tendenza alla mobilità scientifica internazionale (fisica, matematica, ingegneria).

Cattura2

Figura 2. Distribuzione percentuale delle interviste effettuate per disciplina scientifica

Come era abbastanza naturale attendersi, nella distribuzione per genere delle interviste effettuate (figura 3) si osserva una netta prevalenza di uomini.

 Cattura3

Figura 3. Distribuzione percentuale delle interviste effettuate per genere dell’intervistato

Seconda fase: la survey

La scelta di una seconda indagine su vasta scala che utilizza come strumento di rilevazione un questionario strutturato con modalità di compilazione via web (CAWI – Computer Aided Web Interviewing) è dettata dall’esigenza di ampliare il più possibile il campione di scienziati coinvolti nell’indagine che, per le ovvie limitazioni in termini di tempo e risorse della ricerca, non possono essere raggiunti tutti per un’intervista faccia a faccia. Dall’incrocio di diverse fonti informative, abbiamo creato una mappa degli scienziati italiani in Europa delle HS (fisica, matematica e ingegneria, figura 5) e, attraverso contatti via email, abbiamo invitato gli scienziati a partecipare alla ricerca. Il tasso di risposta ha raggiunto il 25%, quindi, uno scienziato su quattro ha scelto di partecipare alla nostra indagine. Questo rappresenta un ottimo risultato, in quanto il tasso di risposta a questionari somministrati online raramente supera il 15%. I nostri 588 partecipanti si trovano soprattutto in Gran Bretagna, Francia, Germania, ma anche in Svizzera, Olanda e nei Paesi nordici (figura 4).  La percentuale di donne è del 27% (figura 6).   datisurvey1

Figura 4. Distribuzione percentuale dei questionari per Paese

datisurvey2

Figura 5. Distribuzione percentuale dei questionari per disciplina scientifica 

datisurvey4

Figura 6. Distribuzione percentuale dei questionari per genere

 

Per quanto riguarda la posizione accademica (figura 7), più di uno scienziato su tre risulta incardinato come full o associate professor e un terzo è rappresentato da ricercatori e assistant professor. La metà ha un contratto a tempo indeterminato (figura 8).

 datisurvey3

Figura 7. Distribuzione percentuale dei questionari per posizione

datisurvey5

Figura 8. Distribuzione percentuale dei questionari per tipo di contratto

La totalità degli intervistati ha studiato in Italia. Alla domanda “Ha mai lavorato in Italia?” (figura 9) il 44% degli scienziati ha risposto affermativamente, quindi, abbiamo a disposizione le opinioni di un folto gruppo di persone che sa confrontare le condizioni di lavoro in Italia con quelle di altri paesi europei e fornire informazioni di grande interesse per la ricerca.

Rispetto alla possibilità di un eventuale rientro in Italia (figua 10), solo il 3% degli scienziati è sicuro di ritornare e il 39% ha lasciato una porta aperta, ma il 58% ritiene che non tornerà più. D’altro canto, gli intervistati sostengono di non essere “scappati” dall’Italia ma di aver colto le opportunità per inseguire i propri sogni e di aver trovato in altri Paesi i contesti più idonei per realizzarli…

datisurvey6

Figura 9. Risposta alla domanda “Ha mai lavorato in Italia?”

datisurvey7

Figura 10. Risposta alla domanda “Lei pensa alla possibilità di tornare a lavorare in Italia?”

Abbiamo chiesto ai nostri scienziati di esprimere con un voto da 1 a 10 quanto sarebbe importante per loro rappresentare una risorsa per l’Italia, quanto si sentono una risorsa per l’Italia e quanto pensano che l’Italia veda in loro una risorsa (figura 11).

  • Per gli scienziati intervistati sarebbe molto importante diventare una risorsa per l’Italia: il 75% ha dato un punteggio di almeno 7/10 all’importanza di rappresentare una risorsa per il proprio paese.
  • Purtroppo, gli scienziati intervistati non si sentono una risorsa per l’Italia: il 50% dà un voto inferiore a 6/10 all’idea di rappresentare attualmente una potenziale risorsa per il proprio paese.
  • E, desolatamente, gli scienziati non credono che l’Italia li consideri una risorsa: il 75% dà un voto inferiore a 4/10 all’idea che il paese veda nei propri scienziati italiani all’estero un’opportunità di crescita e sviluppo.

datisurvey8

Figura 11. Risposta con voto da 1 a 10 alle domande “sarebbe importante per lei rappresentare una risorsa per l’Italia?”, “lei si sente una risorsa per l’Italia?” e “l’Italia vede in lei una risorsa?”

I dati raccolti dalla ricerca fanno emergere la volontà degli scienziati di far conoscere la propria esperienza e rendersi visibili. Le risposte alle domande del questionario e dell’intervista mostrano la grande ricchezza delle loro esperienze: gli scienziati italiani all’estero hanno molto da dire e molto da dare ma, prima di tutto, sono tanti e vogliono essere ascoltati.

Trattamento dei dati personali

  • Il gruppo di ricerca si impegna a rispettare l’anonimato e a rispettare il segreto statistico: i dati raccolti in occasione delle interviste e attraverso il questionario online durante la survey sono utilizzati esclusivamente dal gruppo e per sole finalità di ricerca scientifica.
  • La direttrice della ricerca è responsabile del trattamento dei dati personali ed è possibile rivolgersi alla prof.ssa Saint-Blancat anche per ricevere ulteriori informazioni: chantal.saint-blancat@unipd.it

L’indagine online si è conclusa!

S_questionarioe sei uno scienziato italiano che lavora all’estero e desideri comunque contribuire alla ricerca_regalo

  • scrivi al dott. Stefano Sbalchiero (stefano.sbalchiero@unipd.it);
  • manda un tuo CV;
  • segnala nominativi di altri scienziati italiani che si trovano all’estero e vogliono partecipare.
  • Te se saremo molto grati!

Immagine

[:]